4 vittorie “estreme” nel 2001 per l’atleta di Robilante conosciuto in tutto il mondo
Il sole batte inesorabile sulle dune sabbiose mentre la pelle si fa sempre più bollente e la gola diventa arsa, dal caldo, dalla fatica, dalla sete: quante volte Marco Olmo ha percorso chilometri in condizioni al limite delle possibilità umane?
L’atleta di Robilante, tredici anni fa, all’età di quarant’anni ha appeso al chiodo gli sci con i quali ha vinto diverse gare di sci-alpinismo ed ha iniziato a partecipare a competizioni estreme nel deserto, raccogliendo un successo dopo l’altro. Alla famosa Marathon des Sables marocchina è ormai un veterano, avendovi preso parte per sei volte ed essendosi classificato per tre volte al terzo posto. Nel 2000 ha vinto sia la Desert Marathon in Libia (per la terza volta) che la Desert Cup in Giordania.
Anche quest’anno il nostro non è stato da meno: a maggio ha vinto la Maratona del Sinai dei 10 Comandamenti (salendo a tempo di record la biblica salita dove Mosè ricevette le tavole della Legge), a luglio il Trail du Verdon in Francia, e lo scorso 16 e 17 giugno il 1° Grand Raid International “Sur les traces de Cromagnon”, che si è corso ad oltre 2000 metri. Cento km, caratterizzati da dislivelli positivi e negativi di 5500 e 6500 metri, che, partendo da Limone Piemonte (Cn), si inerpicano su mulattiere e sentieri a precipizio fino a plage Marquet di Cap d’Ail, a due passi dallo stadio Louis II: Olmo li ha percorsi in 12 ore e 10 minuti, vincendo con un distacco di 2 ore e 54 minuti.
Sempre quest’anno ha partecipato anche alla Bad Water Ultramarathon nel deserto della California, considerata l'ultra-maratona più estrema e prestigiosa del mondo: 135 miglia non-stop tra la Valle della Morte e le porte del Monte Whitney (da -282 piedi, punto più basso degli Stati Uniti, ad oltre 8300 piedi) che si corrono con temperature che superano i 126 gradi F° (ca. 52 °C).
Qual è il segreto di quest’uomo che il sabato e la domenica li passa solitario sulle montagne tra le quali è nato e sempre vissuto? Tutti i giorni in cui non lavora presso la cava Buzzi Unicem di Robilante, Marco - zaino in spalla - si allena facendo “i lunghi” ossia correndo ad alta quota, per sette-otto ore su antichi passaggi della Val Gesso, ieri vie animatissime di traffico con la Francia ed oggi regno di aquile e stambecchi. Il pomeriggio, invece, dopo aver smontato dal ricevimento del frantumato di cava, è facile incontrarlo per le strade e le piste dei paesini intorno a Robilante. Da anni è un vegetariano militante e si ciba prevalentemente di castagne, patate e pasta. “Ogni giorno – ci dice – mi alleno per almeno due ore anche sulla Provinciale ma, se posso, preferisco andare sulle montagne o nel deserto: lì, quando rimango solo con i battiti del mio cuore e la corsa stimola endorfine e adrenalina, penso moltissimo e riesco a prendere decisioni importanti”.